GLOSSARIO su Piaghe da Decubito | Ulcere da pressione

Tutte le parole più diffuse, i termini più complessi e importanti per essere informati sul mondo delle piaghe da decubito, delle medicazioni e dei trattamenti più diffusi e innovativi.

A

Afflusso ematico: è la quantità di sangue che in un dato tempo passa in un punto del sistema circolatorio.

Agenti antimicotici/antifungini: farmaci atti a curare le infezioni provocate dai funghi (infezioni micotiche o micosi). Le micosi  possono interessare la cute, le mucose esterne, le unghie e i capelli, ma anche i muscoli e diversi organi.

Albuminemia: proteina del plasma che è prodotta dalle cellule epatiche.

Amiloidosi: è l’insieme di più malattie caratterizzate dall’ammasso patologico di materiale proteico insolubile.
Amminoacidi: parte della struttura delle proteine.

Anemia: situazione per cui il numero dei globuli rossi non è sufficiente al trasporto dell’ossigeno così da soddisfare i bisogni dei diversi organi e tessuti.
Angiogenesi: processo consistente nella formazione di nuovi vasi sanguigni a partire da quelli già esistenti. Questo processo è alla base dei processi di riparazione e rigenerazione dei tessuti.

Antisettico: prodotto per uso cutaneo o altre superfici tessutali che svolge un’attività antimicrobica; può danneggiare le cellule. 

Assessment: processo di valutazione.

Atrofico:con questo termine si fa riferimento al processo di atrofia che indica la diminuzione del volume dei tessuti o degli organi a causa di disturbi nei processi nutritivi.

Attività fibrinolitica fibrinolisi: indica un processo che controbilancia il sistema della coagulazione del sangue, con il quale deve sempre conseguire l’equilibrio.

B

Batteri aerobi e anaerobi: la distinzione tra questi due tipi di batteri è determinata dalla fonte energetica utilizzata al fine di alimentare la biosintesi del loro metabolismo.

Batteriemia: presenza di batteri vitali nel flusso sanguigno. 

Bioburden: indica il numero di batteri che vivono su una superficie non sterilizzata. Questo indicatore viene spesso utilizzato anche per testare a qualità dei prodotti farmaceutici o dei componenti utilizzati in campo medico.

Biofilm: dopo aver aderito ad una superficie, ad esempio ad una ferita, i batteri possono incapsularsi in una matrice gelatinosa, ovvero un biofilm. I biofilm possono contenere varie specie di batteri che sono così protetti nei confronti del sistema immunitario e dell’azione degli agenti antimicrobici. Sembra esservi una correlazione fra biofilm e mancata guarigione delle ulcere croniche, ma è necessario chiarire meglio gli effetti clinici esercitati dal biofilm. L’identificazione del biofilm richiede l’uso di tecniche sofisticate.

Biopsia tissutale: esame diagnostico che consiste nel prelievo di una porzione di tessuto che sarà poi analizzato a microscopio con tecniche di microbiologia e biologia molecolare. È utilizzata per stabilire se ci sono malattie, infiammazioni o tumori. 

Bordo: termine utilizzato come sinonimo di “margine”. Più propriamente, descrive la parete o il lato di una ferita di una certa profondità. 

    • Bordo introflesso (denominato anche epibole): mano a mano che le LdP a tutto spessore guariscono, l’epitelio tenta di avanzare. Tuttavia, senza uno strato di tessuto alla base, le cellule epiteliali non riescono a migrare e quindi il bordo si arrotola su se stesso. Il bordo appare anche in rilievo, pallido o più rosa rispetto al tessuto circostante. Indica che la guarigione è in stallo.

       

    • Bordo piano (o indistinto): viene osservato quando la LdP sta riepitelizzando. Il tessuto irregolare all’estremità della ferita appare come un bordo di tessuto pallido, non lucido/satinato.

C

Cachessia: deperimento generale che include prostrazione, rallentamento delle capacità psichiche, perdita di appetito e riduzione di masse adipose e muscolari.

Candida Albicans: fungo saprofita (marcio) che normalmente si trova nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale e nella vagina, ma se si sviluppa in eccesso può trasformarsi in un agente patogeno.

Candidosi batterica: vedi la voce Candida Albicans

Carbossimetilcellulosa: additivo alimentare utilizzato come addensante.

Cellulite: infiammazione del tessuto connettivo. L’infiammazione può essere attenuata o assente in soggetti immunocompromessi.

 

Cheratinocita: la cellula più presente nell’epidermide.

Clivaggio: la proprietà di due strutture che possono essere nettamente divisibili tra di loro.

Collagene: proteina del tessuto connettivo che provvede al collegamento, sostegno e nutrimento dei tessuti dei diversi organi.

Colliquazione: processo di liquefazione di parti solide che degenerano.

Colonizzazione: moltiplicazione dei batteri che però non causano danni alla ferita e/o all’organismo ospite. 

Colonizzazione critica: concetto sviluppato per distinguere i problemi di origine batterica che non sono però sempre accompagnati dai segni classici di infezione dalle infezioni conclamate, ma da segni più subdoli come la guarigione ritardata o bloccata. Tuttavia, il termine non è universalmente accettato, e non c’è unanimità sul significato e sulle implicazioni.

Comorbosità: coesistenza di due o più patologie nello stesso individuo.

Contaminazione: presenza di batteri che non aumentano di numero né causano problemi clinici.

Cute perilesionale: area compresa entro 4 cm dai margini della ferita.

D

Debridement: vd. sbrigliamento

Depigmentazione: decolorazione della pelle causata dalla scarsità dei suoi pigmenti (tra cui la melanina, responsabile del colore della pelle).

Deplezione proteica: diminuzione o la perdita di proteine. Questa condizione, nel paziente con piaghe da decubito, è causato da uno stato di denutrizione o dalla perdita delle componenti proteiche della superficie cutanea. La deplezione cutanea è causa, tra le altre dalla sintesi del collagene e dall’angiogenesi.

Dermatite da contatto: infiammazione acuta della pelle provocata da agenti irritanti e allergeni. Tra i principali sintomi vi è il prurito.

Detersione: lavaggio del letto della ferita e della cute perilesionale con soluzioni non antisettiche allo scopo di “rimuovere la sporcizia (materiale estraneo o detriti metabolici non aderenti)”. Le principali tecniche includono:

    • Tamponamento: consiste nella pulizia meccanica di una ferita mediante contatto diretto (sfregamento) con
      garze, spugnette, ecc, imbevute di soluzione fisiologica. È ritenuta una tecnica poco efficace per la riduzione della carica batterica e potenzialmente traumatica per il tessuto di granulazione.

       

    • Immersione: è una tecnica di detersione in cui la parte interessata viene immersa in un liquido. Ha il vantaggio di agire, oltre che sull’ulcera, anche sulla cute perilesionale. Per ovvie ragioni anatomiche, è utile soprattutto per le ulcere dell’arto inferiore.
    • Irrigazione: implica una forza idraulica generata dal flusso di un liquido. È considerata il metodo ottimale per detergere le lesioni cutanee. 

Diabete mellito, malattia caratterizzata dall’elevata presenza di glucosio nel sangue. A causare questa malattia è un malfunzionamento dell’insulina, che regola il sistema di assunzione del glucosio da parte delle cellule. Una scarsa produzione di insulina da parte del pancreas causa un eccesso di glucosio nel sangue con conseguenze negative per l’organismo.

Diaforesi: processo di sudorazione generalizzata o localizzato che può presentarsi o come stretta conseguenza della temperatura corporea o come reazione dell’organismo a situazioni di emergenza.

Disinfettante: prodotto finalizzato all’eliminazione della maggior parte o tutti i microrganismi patogeni sugli oggetti inanimati, ad eccezione delle spore batteriche. La disinfezione delle LdP non è né auspicabile né fattibile.

Dispepsia: fastidio gastrico che provoca difficoltà di digestione

Dispositivo medico: “qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione, destinato dal fabbricante ad essere impiegato nell’uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia. In questo documento, si fa specificatamente riferimento a questi dispositivi medici di vario genere (che includono, ma non sono limitati a: maschera o occhiali per ossigenoterapia, saturimetro, tubo endotracheale, tavola spinare, collare cervicale, tutori, drenaggi, ago-cannula per accesso periferico, cateteri venosi centrali, sondino nasogastrico, cateteri vescicali, ecc) che, causando una prolungata pressione sui tessuti, possono dare esito ad una LdP.

Dolore procedurale: dolore derivante da una procedura di routine per la cura della ferita, ad esempio la rimozione e l’applicazione della medicazione, la detersione e/o lo sbrigliamento (per lo più meccanico o con taglienti) della ferita.

 

E

Ecocolordoppler: è un esame non invasivo che permette di visualizzare i vasi sanguigni e l’afflusso di sangue. Grazie a questo esame è possibile individuare anche le più piccole lesioni.

Edema: raccolta di liquidi negli spazi interstiziali (spazio compreso tra due tessuti atto a favorire lo scambio di molecole).

Emoglobina: proteina di colore rosso presente nei globuli rossi del sangue. Trasporta l’ossigeno molecolare da una zona con alta concentrazione fino ai tessuti che ne hanno più bisogno.

Emolliente: qualsiasi sostanza capace di ammorbidire e rendere più elastici gli strati della pelle.

Emostasi: insieme di processi che mirano all’arresto del sanguinamento e al mantenimento del sangue in forma liquida.

Endocardite: processo infiammatorio che riguarda il rivestimento interno del cuore (endocardio). Solitamente l’endocardite si sviluppa in seguito ad un’infezione sia di origine batterica che di origine reumatica.

Epitelio: l’epitelizzazione è la rigenerazione dell’epidermide attraverso la superficie della ferita. Il processo di riepitelizzazione inizia quando i cheratinociti basali migrano dai margini della ferita, avanzando in modo centripeto fino a unirsi. Nelle LdP a spessore parziale il neoepitelio si sviluppa anche sottoforma di isole all’interno del letto della LdP stessa. Il nuovo tessuto appare di colore più chiaro rispetto alla normale pigmentazione (spesso è rosa chiaro). Quando una ferita è riepitelizzata, inizialmente lo strato epidermico ha uno spessore di pochi strati di cellule e il nuovo tessuto appare traslucido. Questo neoepitelio è vulnerabile ai danni causati dalle forze meccaniche, essiccamento ecc.

Eritema irritazione degli strati esterni della pelle che si manifesta con un arrossamento, per un aumentato apporto di sangue ai vasi sanguigni del derma superficiale.

Escara: è costituita da tessuto devitalizzato; nello specifico, si tratta di tessuto di granulazione essiccato, cute, tessuto adiposo o tendine o muscolo non più vitali. L’escara è di color nero o marrone, e prende il colore dall’emoglobina presente nei tessuti.

    • Escara stabile: escara integra, di color nero e marrone, circondata da tessuti che non sono induriti, fluttuanti (liquido in movimento sotto il tessuto), crepitanti (tessuto che emette un crepitio alla palpazione), dolenti, o drenanti, ma è secca, dura e coriacea. L’escara stabile è riscontrata più comunemente sui talloni, negli arti ischemici o su altre prominenze ossee della gamba. La pratica attualmente avallata è di lasciare intatta l’escara: le ragioni alla base di questa pratica sono che la rimozione dell’escara aumenta il rischio di infezione negli arti ischemici perché c’è un’insufficiente (o assente) perfusione sanguigna per fornire ossigeno, nutrienti o farmaci (es., antibiotici) alla ferita aperta.

  • Escara instabile: è un tessuto in fase di ‘ammorbidimento’ dovuto alla produzione di enzimi proteolitici endogeni o ad un aumento di enzimi proteolitici prodotti dai batteri nei tessuti. L’escara instabile al tatto appare spugnosa, viscida, con emissione di secrezione purulenta; a livello perilesionale si rileva edema, eritema, calore, senso di tensione e/o dolore. L’escara instabile aumenta il rischio di infezione sistemica, sepsi, e amputazione. L’infiammazione potrebbe anche indicare la presenza di gangrena umida e deve essere prontamente valutata da un medico o chirurgo. L’escara instabile non deve essere confusa con una escara deliberatamente ammorbidita attraverso l’uso di enzimi o di idrogel.


Essudato: liquido prodotto da una ferita.

Essudato assente: nell’arco delle 24 ore, i tessuti della ferita sono asciutti o lievemente umidi.
Essudato basso: nell’arco delle 24 ore, i tessuti sono umidi; l’essudato coinvolge • il 25% della medicazione.

Essudato medio: nell’arco delle 24 ore, i tessuti sono saturati; l’essudato coinvolge più del 25% e meno del 75% della medicazione.

Essudato alto: nell’arco delle 24 ore, i tessuti sono imbibiti dall’essudato; l’essudato coinvolge più del 75% della medicazione.

Eudermico: relativo all’eudermia, ovvero lo stato fisiologico della pelle.
Eziologia: scienza che studia le cause di una malattia.

F

Fascite necrotizzante: infezione che generalmente coinvolge il tessuto sottocutaneo e la fascia e che ne provoca la necrosi.

Fattore patogenetico, elemento della patogenesi, che è un meccanismo per il quale si innesca un processo patologico, ovvero anomalo.

Fibrina: termine utilizzato impropriamente come sinonimo di “slough”. Indica una sostanza appiccicosa che agisce normalmente come collante nella ricostruzione dei tessuti. Tuttavia se la ferita è troppo asciutta o ha difficoltà nella guarigione, la fibrina si accumula a formare una patina che non è possibile rimuovere tramite detersione e deve essere sbrigliata.

Fibroblasti: cellule del tessuto connettivo.

Film idrolipidico: pellicola che ricopre tutto il corpo. Questa speciale pellicola è formata dai lipidi e assicura la giusta idratazione ed elasticità della pelle.

Fistola: anormala connessione che si verifica in due distretti corporei; può essere una comunicazione tra due visceri o tra un viscere e la cute. In questo caso si parlerà di fistola entero-cutanea.

Flittena: vescica che si caratterizza per il rigonfiamento causato dalla raccolta di liquido o sudore eccessivo. In alcuni casi la flittena può essere piena di sangue (flittena ematica) o di pus.

Flogosi, conosciuta anche come infiammazione, è una reazione di difesa del nostro organismo a stimoli allergici, infettivi e irritativi. La flogosi si  manifesta tramite gonfiore, arrossamento, aumento della temperatura corporea, dolore, aumento della temperatura nella zona interessata.

Fondo della ferita: denominato anche “base”, o “letto”, o “pavimento” della ferita.

G

Guarigione: processo dinamico durante il quale viene ripristinata l’integrità anatomica e funzionale.

  • Guarigione per prima intenzione: la ferita presenta margini approssimabili, con scarsa o assente distanza fra loro, e sono fissati con mezzi di sintesi come sutura, cerottini adesivi, graffette, colla cutanea ecc.

  • Guarigione per seconda intenzione: la ferita presenta una perdita di sostanza tale da rendere i margini non approssimabili. La ferita ripara attraverso la formazione di tessuto di granulazione e, successivamente, alla riepitelizzazione della superficie.

  • Guarigione per terza intenzione: denominata anche “primaria ritardata. È indicata nel caso in cui la ferita presenta un alto livello di contaminazione che rende preferibile ritardarne la chiusura con mezzi di sintesi fino a quanto la carica batterica è sotto controllo.

I

Ictus: si verifica quando c’è una chiusura o una rottura di un vaso cerebrale e che scaturisce un danno alle cellule del cervello.

Incontinenza urinaria: perdita di urine non voluta che incide sulla qualità della vita.

Incontinenza fecale: perdita involontaria di feci e gas intestinali.

Infermiere Esperto/Specialista in lesioni cutanee (wound care): infermiere in possesso del titolo di master e/o con formazione specifica condotta nell’azienda sanitaria di appartenenza. 

Infezione: moltiplicazione dei batteri che causano compromissione della guarigione e danneggiano i tessuti della ferita (infezione locale). I batteri possono invadere l’area adiacente alla ferita (propagazione dell’infezione) oppure entrare in circolo e causare danni all’organismo-ospite (infezione sistemica).

Insufficienza venosa: situazione morbosa che si verifica quando il ritorno del sangue venoso al cuore è difficoltoso.

Ipercheratosi: eccessivo inspessimento dell’epidermide.

Ipertensione: condizione che si caratterizza per la pressione sanguigna arteriosa molto elevata.

Ipossia: situazione morbosa causata dalla scarsità di ossigeno all’interno dell’organismo o in una parte di esso.

Ipotensione: situazione che si verifica quando la pressione sanguigna arteriosa massima scende al di sotto dei 100mmHg.

Ipovolemia: diminuzione della quantità di sangue in circolo nell’organismo. L’ipovolemia può essere provocata da emorragie o perdite eccessive di liquidi corporei (vomito o diarrea). A causare l’ipovolemia possono essere anche gravi ustioni e insufficiente assunzione di liquidi.

Ischemia: completa o parziale mancanza di afflusso di sangue in un organo.

Itterizia: conosciuta anche come ittero, è l’ingiallimento della pelle e del bianco degli occhi a causa di un’eccessiva presenza di bilirubina (pigmento della bile) nel sangue.

L

Lenitivo: prodotto capace di calmare il dolore fisico. In ogni caso è un rimedio molto blando.

Lesioni da stripping: danno all’epidermide conseguente all’azione di rimozione di cerotti o medicazioni adesive che possono provocare anche la denudazione della cute.

Leucociti, conosciuti anche come globuli bianchi, si trovano nel sangue e hanno la funzione principale di difendere l’organismo tramite la realizzazione dell’immunità cellulare.

M

Margine: termine utilizzato come sinonimo di “bordo”. Più propriamente, descrive l’estremità di una ferita poco profonda.

Medicazione: presidio progettato per proteggere e trattare una ferita.
Medicazione primaria: presidio progettato per essere posto a contatto diretto con il letto della ferita.

    • Medicazione secondaria: è intesa come medicazione di fissaggio o che va a supportare, integrare o completare l’azione della medicazione primaria.
      Medicazioni attive: medicazioni che regolano la guarigione delle ferite per mezzo di componenti fisiologicamente attivi che agiscono ad un livello biochimico nel letto dell’ulcera, influenzando la crescita delle cellule o correggendo deficit chimici (es., fattori di crescita, collagene, acido ialuronico), oppure prodotti che replicano uno strato (o più strati) della cute umana (es., innesti cutanei, prodotti di bioingegneria tessutale).

    • Medicazione avanzata: vd. medicazioni interattive.
      Medicazioni interattive (o avanzate): medicazioni che regolano la guarigione delle ferite attraverso semplici mezzi fisico-chimici, in genere mediante il controllo dei livelli di umidità. Osservano il principio di ‘ambiente umido’, in cui il punto centrale è creare/mantenere microclima fisiologico (giusto livello di umidità, temperatura, pH ecc).

       

       

  • Medicazioni passive: medicazioni che non modificano il loro stato fisico o non interagiscono con la fisiologia della ferita. Servono solo come barriere inerti senza funzione di regolamentazione dell’umidità, sebbene siano in grado di assorbire l’essudato. Includono garze in cotone e in TNT, garze impregnate (con emulsioni, antisettici o altri principi attivi). Queste medicazioni soddisfano un limitato numero dei requisiti di una medicazione ideale.

Meningite: infiammazione delle meningi, cioè le membrane che rivestono il sistema nervoso centrale, deputate a proteggere il cervello e il midollo spinale.

Miastenia: situazione patologica caratterizzata da debolezza muscolare.

MVTR: Moisture Vapor Transfer Rate, ossia tasso di trasmissione del vapore acqueo. È misurato secondo il rapporto gr/m²/24 ore.

N

Necrosi: vd. Escara

Neuropatia: processo di degenerazione dei nervi periferici in seguito al quale si manifestano difficoltà motorie e anomalie sensoriali. Le cause di questa patologia sono molteplici, dall’ereditarietà ai traumi.
Quando la causa della neuropatia è l’alto concentramento del glucosio, parliamo di neuropatia diabetica.

Nutrizione enterale: è un tipo di nutrizione artificiale attraverso la quale si apportano alimenti all’organismo ed utilizza una sonda che arriva direttamente nell’apparato digerente (solitamente quando il paziente è impossibilitato a nutrirsi per via orale).

Nutrizione parenterale: nutrizione artificiale che avviene per via venosa.

O

Occlusività: capacità di una medicazione di ridurre la cessione di umidità dalla superficie di una ferita all’ambiente esterno in quantità sufficiente da evitare la formazione della crosta. È misurata sulla base della quantità di vapor acqueo che la medicazione rilascia (vd. MVTR).

 

Odore: “La sensazione specifica dell’organo dell’olfatto, diversa a seconda delle sostanze da cui è provocata”. Una ferita viene definita maleodorante quando è offensiva e avvertita come tale da parte del paziente, caregiver o professionista sanitario.

Oliguria: è l’escrezione urinaria di più di 500 ml in 24 ore ed è associata al malfunzionamento dei reni, provocato a sua volta dall’aumento dei livelli sierici di urea e creatinina o del potassio.

Osteomielite: processo di natura infettiva a carico del tessuto osseo (osteite) e/o del midollo osseo.

P

Perfusione tissutale: la quantità di sangue presente nei capillari di un tessuto. Si misura generalmente in millilitri di sangue per 100 g di tessuto. Questa misura è fondamentale al fine di comprendere la salute del tessuto e se è ridotta indica un problema.

Perilesionale: con questo termine si fa riferimento a quella porzione di cute che si trova fino a 10 cm otre la ferita.

Podologo: medico specializzato in podologia, ovvero quella branca della medicina che si occupa delle alterazioni anatomiche e funzionali del piede.

Prodotto barriera: si intende un prodotto in grado di isolare la cute dalle sostanze dannose o irritanti, nonché da un eccesso di umidità, dovuta a essudato, urine e/o feci ecc. A questa categoria NON appartengono prodotti a base di sulfadiazina d’argento (es., Sofargen), antibiotici topici associati o meno a cortisonici (es., Gentalyn beta), antisettici e antimicotici topici che non devono essere utilizzati.

Proteolitico: questo termine fa riferimento alla proteasi, che è un fenomeno di degradazione delle proteine.

Proteasi: con questo termine si fa riferimento all’azione di un enzima capace di favorire la digestione proteica grazie alla rottura del legame peptidico tra il gruppo amminico e il gruppo carbossilico delle proteine.

R

Recidiva: con questo termine si indica la ricaduta, ovvero il ripresentarsi, a distanza di un periodo più o  meno lungo, di un processo patologico già precedentemente debellato. Solitamente la recidiva si presenta con gli stessi sintomi della manifestazione precedente ma il più delle volte è caratterizzata da un quadro clinico di maggiore gravità.

Regione sacrale è quella in corrispondenza dell’osso sacro, appartenente alla colonna vertebrale.

Regione scapolare, quella delle scapole. Le scapole sono degli ossi pari e simmetrici alle spalle. Sono piatte e si trovano sulla superficie dorsale del torace. Hanno una forma triangolare e la punta è rivolta verso il basso.

Regione trocanterica, quella del trocantere, ovvero la sporgenza ossea del femore. Per ogni femore ci sono due trocanteri, uno più grande ed esterno e l’altro più piccolo ed interno. Queste due sporgenze ossee sono il punto di  inserzione di diversi muscoli che permettono il movimento dell’anca e della coscia.

Riepitelizzazione stadio di riparazione dei tessuti danneggiati

Rivascolarizzazione: reintegrazione, totale o parziale, dell’irrorazione sanguigna di un organo o di una parte del corpo precedentemente compromessi.

S

Saturazione della medicazione: limite massimo di assorbimento della medicazione.

Sbrigliamento (o debridement): l’atto di rimuovere materiale necrotico, escara, tessuti devitalizzati, tessuti sierocrostosi, tessuti infetti, ipercheratosi, slough, pus, ematoma, corpi estranei, detriti, frammenti ossei o qualsiasi altro tipo di bioburden [carica biologica] da una ferita con l‘obiettivo di promuoverne la guarigione. Il debridement non comprende la revisione di una ferita, la resezione di tessuto funzionale o l‘amputazione. Deve essere chiaramente distinto dall‘atto della detersione.

    • Sbrigliamento autolitico: processo fisiologico che può essere supportato da una strategia di gestione in ambiente umido. È una tecnica selettiva che agisce in virtù degli enzimi endogeni del paziente e dell’attivazione dei fagociti.

    • Sbrigliamento chirurgico: procedura eseguita in anestesia generale che implica la rimozione del tessuto devitalizzato mediante vari strumenti chirurgici. È eseguita da un chirurgo in una sede dedicata come la sala operatoria. È una procedura più invasiva dello s. con taglienti (vd.).

    • Sbrigliamento enzimatico: si basa sull’applicazione di enzimi proteolitici esogeni, in gel o in unguento, che agiscono in sinergia con quelli endogeni al fine di idrolizzare i legami peptidici e facilitare la rimozione del tessuto non vitale.

    • Sbrigliamento meccanico: rimuove fisicamente il tessuto non vitale dal letto della ferita. Implica l’uso di medicazioni a base di garze asciutte, garze bagnato-asciutte, medicazioni in fibre monofilamento.

       

       

    • Sbrigliamento con taglienti: procedura eseguita al letto del paziente o in ambulatorio che implica la rimozione di tessuto devitalizzato tramite bisturi o forbici. 

Sclerosi Multipla: malattia neurodegenerativa definita da una reazione inconsueta del sistema immunitario che attacca il sistema nervoso centrale che confonde per agenti estranei.

Secrezione purulenta il prodotto di un infiammazione che contiene pus, ovvero delle cellule e dei residui necrotici liquefatti.

Sepsi sistemica, detta anche setticemia, è una risposta massiccia dell’organismo ad un’infezione e si associa alla disfunzione o all’insufficienza di organi vitali.

Shock settico è uno shock dovuto ad una grave infezione

Slough: anche se lo slough è solitamente descritto come un tipo di tessuto necrotico, in realtà non è un tessuto fisico ma un sottoprodotto infiammatorio. Nello specifico, si tratta di un mix di proteine sieriche (fibrina, albumina, immunoglobuline) e proteine della matrice (collagene) denaturate. Lo slough può avere l’aspetto di una massa filamentosa, mollemente o saldamente adesa alla ferita. Mano a mano che ‘invecchia’, tende ad ispessirsi in una patina compatta. Frequentemente ospita batteri e biofilm. A seconda dei batteri che contiene, lo slough può assumere diverse colorazioni. Lo slough di colore biancastro indica che la colonizzazione batterica è scarsa; quello di color giallo o verdognolo indica una carica batterica più alta. Lo slough è osservabile nelle LdP di categoria/stadio 3 o 4, ed indica una ferita a tutto spessore: tuttavia se esso oscura il letto dell’ulcera quest’ultima non può essere stadiata. Le LdP di categoria/stadio 2 non generano una risposta infiammatoria sufficiente a produrre slough. Lo slough può essere confuso con normali tessuti anatomici come legamenti, fascia muscolare, tendini, capsule articolari ecc. 

Skin tear: “Una skin tear è una ferita causata dall’azione di forze di taglio, frizione e/o forze contundenti, con conseguente separazione degli strati della cute. Una skin tear può essere a spessore parziale (separazione dell’epidermide dal derma) o a tutto spessore (separazione di epidermide e derma dalle strutture sottostanti)”.

Sottominatura: perdita di contiguità del tessuto del bordo che crea una rima o una sporgenza del tessuto. L’estensione di una LdP sottominata in superficie è inferiore rispetto a quella della sua base. La sottominatura è descritta utilizzando il sistema ad orologio.

Spasticità: termine che deriva dal greco e significa “crampo” e si riferisce ad un massiccio aumento del tono muscolare che può aver origine da una lesione al cervello o al midollo spinale.

T

Tampone quantitativo: coltiva ed identifica i batteri e quantifica il numero delle unità formanti le colonie (CFU) (batteri) per grammo di tessuto o mm3 di pus.

Tampone semi-quantitativo: coltiva ed identifica i batteri, ma fornisce dati limitati sulla loro quantità. Il campione prelevato viene inoculato su un terreno solido e strisciato in 4 quadranti. La crescita viene segnalata come lieve, moderata o forte a seconda del numero di quadranti occupati.

Tecnica di Levine: detergere la ferita con soluzione fisiologica e asciugare con garze sterili. Non effettuare il prelievo su essudato, pus, escara, slough/fibrina ispessita, ma su tessuto di granulazione. Ruotare l’estremità dell’applicatore sterile con punta in alginato su un’area di 1 cm 2 per almeno 5 secondi. Imprimere una pressione sufficiente con il tampone da far rilasciare l’essudato dall’interno dei tessuti della ferita. Utilizzare una tecnica sterile per spezzare la punta del tampone nel dispositivo di raccolta per colture quantitative.

Tecnica pulita: comporta strategie utilizzate nella cura del paziente allo scopo di ridurre il numero complessivo di microrganismi o di prevenire o ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi da una persona ad un’altra o da un luogo all’altro. La tecnica pulita prevede il lavaggio meticoloso delle mani, il mantenimento di un ambiente pulito attraverso la preparazione di un campo pulito, l’uso di guanti puliti e strumenti sterili, e evitando la contaminazione diretta di materiali. La tecnica pulita è ritenuta più appropriata nei setting di cure a lungo termine (es., RSA), in ambito di assistenza domiciliare, e in alcuni setting ambulatoriali; per i pazienti che non sono ad alto rischio di infezione; e per i pazienti gestiti di routine con medicazioni per ulcere croniche, come ulcere venose, o ferite che guariscono per
seconda intenzione tramite tessuto di granulazione.

Tecnica sterile: comporta strategie utilizzate nella cura del paziente allo scopo di ridurre l’esposizione ai microrganismi e mantenere oggetti e aree liberi da microrganismi per quanto possibile. La tecnica sterile prevede il lavaggio meticoloso delle mani, l’uso di un campo sterile, l’uso di guanti sterili per l’applicazione di una medicazione sterile, e l’uso di strumenti sterili. La tecnica sterile è ritenuta più appropriata nel setting ospedaliero, per i pazienti ad alto rischio di infezione, e per alcune procedure, come lo sbrigliamento con strumenti taglienti/chirurgico.

Tessuto di granulazione: il tessuto di granulazione sano è umido, lucido, di color rosso carne, e dall’aspetto a bottoncini. Il tessuto di granulazione è costituito da nuovi capillari, matrice, fibroblasti e collagene. Esso fornisce il ‘pavimento’ occorrente per promuovere la guarigione dai margini di una LdP a tutto spessore. Mano a mano che una lesione procede nella guarigione, uno strato di epitelio andrà a ricoprire il tessuto di granulazione. Quando è sottoposto a una pressione eccessiva, il tessuto di granulazione si scurisce. In assenza di un adeguato flusso di sangue diventa pallido.

TIME: acronimo coniato utilizzando le iniziali delle quattro componenti considerate dalla preparazione del letto della ferita (wound bed preparation), ossia T = Tessuto non vitale o carente; I = Infezione o infiammazione; M= Macerazione o secchezza (livello non equilibrato di umidità); E = Epidermide (Margini non proliferativi o sottominati).

Tireotossicosi: situazione che segnala la presenza eccessiva di ormoni tiroidei nell’organismo.

Trattamento locale: è costituito da detersione, eventuale debridement, e applicazione della medicazione.

Trocantere maggiore: vedi voce Regione Trocanterica

Tuberosità ischiatiche: con questo termine si fa riferimento all’ischio, che è una delle tre componenti dell’osso iliaco (anca). È la parte bassa e posteriore dell’iliaco. È composto da tre parti: corpo dell’ischio, il ramo superiore dell’ischio e il ramo inferiore dell’ischio.

U

Ulcera al piede: lesione che si caratterizza per la perdita di tessuto cutaneo intorno ad una ferita. Nelle ulcere manca il processo di guarigione poiché il tessuto non si riforma.

V

Vascolarizzazione: termine che indica, in biologia, la distribuzione dei vasi sanguigni o l’irrorazione sanguigna.

Vulnologia: scienza che studia le lesioni croniche della cute.

W

Wound care palliativo: “Approccio olistico e integrato che comprende e coniuga la gestione dei sintomi correlati alla ferita e il miglioramento del benessere psicosociale, mediante l’adozione di un approccio multidisciplinare, al fine di indirizzare obiettivi incentrati sul paziente/familiari”. Esso “agisce in congiunzione con trattamenti curativi” ed “è molto di più della mera gestione di dolore, essudato o odore”.

Wound Healing: questo termine può essere tradotto in guarigione della ferita, un processo complesso durante il quale i tessuti si riparano in seguito ad un infortunio.

X

Xerosi: mancanza di umidità nei tessuti umani. È quindi una situazione di secchezza.