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Il bendaggio all’ossido di zinco identifica un particolare tipo di bendaggio che viene utilizzato in vari casi e per vari problemi. Viene realizzato con una benda elastica, non sterile, completamente impregnata con pasta contenente molto ossido di zinco. La benda utilizzata ha un’elevata capacità adesiva ma, allo stesso tempo, rende comunque molto facile la sua rimozione.
I bordi sono soffici e resistenti in modo da ridurre il più possibile il cosiddetto “effetto laccio” nei punti più difficili in cui viene applicata la benda. L’elasticità della benda serve soprattutto per garantire una buona, quanto efficace, aderenza ed una resistenza anche a lungo termine assicurando sempre un elevato potere traspirante che elimina il senso di costrizione tipico della classica gessatura caratterizzata da fastidio e prurito. Con il bendaggio all’ossido di zinco tutto questo non accade.
Questo bendaggio viene utilizzato soprattutto per le proprietà lenitive dell’ossido di zinco e per la sua azione disinfettante che lo rende efficace in molteplici situazioni. Tale bendaggio è indicato anche per pazienti con una cute particolarmente sensibile o delicata.
Nel dettaglio il bendaggio all’ossido di zinco è composto da tre strati. Il primo strato è direttamente a contatto con la pelle, ed è infatti la vera e propria benda all’ossido di zinco; lo strato intermedio, invece, è composto da cotone di Germania o prodotti specifici come gommapiuma; lo strato esterno, a sua volta, è confezionato con una benda elastica autoadesiva.
Il bendaggio elastocompressivo con bende all’ossido di zinco rappresenta la terapia primaria delle ulcere da stasi dove diventa fondamentale l’applicazione sulla superficie cutanea di una pressione esterna capace di contrastare le pressioni intravenose patologiche. Il bendaggio elastocompressivo ha effetti terapeutici sul macro e microcircolo in caso di insufficienza venosa cronica. L’azione del bendaggio elastocompressivo provoca una riduzione del calibro venoso un aumentando della velocità del flusso sanguigno con l’effetto di migliorare il trasporto linfatico e ridurre l’edema interstiziale. Il bendaggio elastocompressivo sfrutta la memoria elastica della benda e il suo impiego è preferibile nei pazienti ipomobili o allettati.
Nei pazienti deambulanti è preferibile un bendaggio elastocontenitivo, confezionato con bende a corta estensibilità o addirittura senza elastico. Questo bendaggio che come quello elastocompressivo dovrà partire dalle teste metatarsali e arrivare almeno fino al cavo popliteo, formerà sull’arto una sorta di stivaletto aderente che oltre a dare una leggera pressione a riposo non permetterà all’arto di espandersi riducendo l’edema. Questo tipo di bendaggio trova impiego in pazienti che mantengono l’autonomia del cammino e può rimanere in sito per parecchi giorni. Si utilizzano sistemi di bendaggio multistrato, sfruttando bende medicate come quelle all’ossido di zinco aventi effetti anti edemigeni e ristrutturanti per la pelle.
Utilizzare correttamente le bende all’ossido di zinco è fondamentale per una corretta guarigione delle lesioni. Le regole da seguire sono le seguenti:
Utilizzare la giusta tecnica di bendaggio significa fare di questa medicazione un presidio terapeutico insostituibile.
BIBLIOGRAFIA:
Dott.ssa in Biotecnologie mediche molecolari e cellulari
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Bellissimo articolo, l'unica cosa che non c'e' scritto e' ogni quanto va cambiata la fasciatura